Distributori automatici intelligenti vs tradizionali: cosa fa la differenza?
- 22 Maggio 2017
- Alessandro Tazzioli
Una “Smart Vending Machine” di ProfumeriaWeb installata a Milano
Da quanto tempo i distributori automatici fanno parte del nostro quotidiano? In Italia le prime “macchinette” sono apparse intorno alla metà degli anni ‘50, mentre i primissimi esemplari dei tempi moderni sono nati verso la fine del 1800 negli USA.
Cos’è cambiato da allora? Nella maggior parte dei casi a dire il vero poco e niente: i distributori si sono fatti più efficienti, dalle monetine si è passati ad accettare prima le banconote e poi le chiavette, ma degli 800mila distributori automatici oggi presenti in Italia, ben il 90% sono in buona sostanza i nipotini delle macchinette di una volta.
Il rimanente 10% invece? Cosa li rende diversi?
A fare la differenza è una parola magica che si aggiunge all’espressione distributore automatico, “intelligente” (in inglese si parla sia di “intelligent” che di “smart” vending machines)
Da cosa nasce questa intelligenza?
Il fattore chiave è la connessione ad internet, grazie alla quale la macchina può comunicare in tempo reale con una centrale, riportando tutta una serie di parametri: dallo stato di funzionamento ai prodotti venduti, dal magazzino all’incasso; a proposito di questo ultimo dato: a partire dal 2018 dovrà anche essere comunicato al fisco, sempre in tempo reale.
A dare ulteriore valore alla connessione ad internet è la presenza nel distributore di numerosi sensori, prima non così diffusi.
Ad esempio, attraverso degli appositi sensori si può tenere traccia nel tempo della temperatura all’interno della macchina, in alcuni casi differenziando i risultati anche per zona, per stabilire così se sono sempre stati rispettati i requisiti di temperatura associati a determinati prodotti oppure è richiesto un intervento correttivo.
Ancora, i sensori possono rilevare e comunicare eventuali malfunzionamenti nell’erogazione del prodotto, per consentire di non addebitare l’importo previsto oppure restituirlo se già versato.
Pensiamo poi alla manutenzione, ad esempio nel caso di chi deve gestire molti distributori automatici: la possibilità di sapere quando recarsi da uno specifico distributore per sistemare un problema o effettuare un rifornimento (anche magari sulla base di analisi di dati che provengono da più macchine che nell’insieme diventano big data) rende questa attività estremamente più efficiente (e quindi economica).
La connessione a internet permette inoltre di accettare pagamenti anche con carte di credito e altri sistemi di pagamento che richiedono una verifica in tempo reale ma non solo, rende anche possibile dividere il momento del pagamento da quello dell’erogazione del bene (quale che sia): ad esempio si può scegliere cosa comprare tramite il proprio smartphone, magari sulla via di casa, effettuare il pagamento e limitarsi a prelevare i prodotti acquistati al distributore automatico sotto casa.
Inoltre, visto che la connessione permette anche di scaricare dei contenuti, si può alimentare uno schermo installato sul distributore con dei contenuti sempre nuovi, creando una vera e propria vetrina virtuale in grado di cambiare in continuazione: pensiamo ad una macchinetta che distribuisce snack installata in una stazione che al mattino mostra immagini di brioche e affini, mentre al pomeriggio mette in bella mostra immagini di merendine al cioccolato e non.
Grazie a connessioni sempre più efficienti e con il giusto hardware le smart vending machine più evolute possono anche mettere in contatto in videoconferenza il cliente con un commesso che magari si trova a centinaia di chilometri di distanza, rendendo l’esperienza di acquisto ancora più interessante.
Sempre grazie a un’eventuale telecamera e ai sempre più evoluti sistemi di riconoscimento facciale, un’azienda che vende cosmetici ad esempio potrebbe mostrare in tempo reale al cliente l’effetto simulato di un determinato prodotto, per poi consentirne immediatamente l’acquisto.
In questo senso abbiamo già raccontato gli esperimenti di successo di un retailer d’eccezione come Sephora.
In alcuni casi poi può essere interessante per chi gestisce il distributore automatico intelligente condividere la connessione ad internet con i passanti, trasformando la macchinetta in un enorme “hotspot wi-fi”: questo rende possibile far interagire le persone nelle vicinanze direttamente tramite i loro smartphone creando l’occasione per tantissimi modi diversi di interagire.
Ad esempio, c’è chi fa vivere delle esperienze di gioco in cui si possono vincere come premio i prodotti presenti nel distributore, o ancora chi presenta sconti e altri vantaggi personalizzati (che sono decisamente preferibili nella privacy dello schermo di uno smartphone, invece che essere condivisi su uno schermo di grandi dimensioni): gli scenari d’impiego ipotizzabili sono davvero i più disparati.
Tutte queste tecnologie, insieme a tante altre, sono in grado di trasformare in maniera radicale l’esperienza di interazione con il distributore automatico, migliorandola sostanzialmente su tutti i fronti, a vantaggio sia del consumatore che del negoziante che sceglie di avvalersene nella sua strategia distributiva.
Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un importante punto di contatto, con cui si forma l’opinione di una persona in rapporto al marchio o ai marchi con cui sta interagendo: una grande insegna dell’elettronica di consumo che si avvale di un distributore “tradizionale” difficilmente riuscirà a far passare al potenziale cliente la sensazione di essere all’avanguardia.
Se nella distribuzione moderna costruire un’esperienza d’acquisto di valore è sempre più un fattore chiave, allora prestare attenzione anche a questi aspetti conta (e non lo scriviamo solo perché – come è ben evidente – siamo di parte 😉 ).